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ALBERGHI E LIDI PIENI MA LA CRISI C'E' DAVVERO?
Giornalmente assistiamo alle solite lamentele, alle classiche disorganizzazioni e ai disaggi pubblici e/o privati, alle solite frasi “non arriviamo
più alla fine del mese”, o alla frase tipo “non c’è lavoro” o “non ci sono soldi”. Ci sono troppe tasse e sopratasse da pagare non ultima la spazzatura che pullula in ogni
zona cittadina o paesana che trovi senza un servizio idoneo ed adeguato, rappresentando ormai un classico “monumento artistico” di accumuli di rifiuti differenziati per
buste che aumentano di giorno in giorno quasi a rappresentarne un’attrattiva turistica. Per non parlare degli aumenti nelle uscite inversamente proporzionali alle entrate,
punto critico e di crisi d’ogni nucleo familiare o aziendale, della disoccupazione che aumenta a dismisura mese dopo mese, della precarietà… eppure, basta visitare un sito
internet tipo “trivago” e ti rendi conto che tutto ciò, è semplice ipocrisia. Trovare un fine settimana libero in un hotel tre o quattro stelle, naturalmente di zone
turistiche vip, sembra utopia allo stato puro. Navigare sul web all’infinito alla ricerca dell’occasione sembra un miraggio irraggiungibile, chiami ed è già tutto prenotato,
tutto esaurito, ma ci prendono in giro o c’è la crisi? Ti affacci nei lidi delle coste marine siciliane e stranamente non ci sono né ombrelloni né lettini liberi, tutto
prenotato, tutto pieno è la risposta del bagnino di turno. La crisi? Una parola ormai inopportuna, passata di moda, cambiamola. Evidenziamo che c’è un momento di relativa
prosperità economica e che magari ci limitiamo a fare sette giorni di vacanza invece di quindici, ma non lamentiamoci sempre. La crisi oggi non esiste, non ci manca niente,
siamo tartassati dai Tg dal web dalla cronaca giornalistica ma in realtà la crisi è tutt’altra cosa. Per non parlare di pub, ristoranti, lounge bar, discoteche, locali notturni
e gelaterie delle località turistiche, affollate più delle semplici rosticcerie del piccolo turista mangia e fuggi. Alla faccia della crisi, i centri commerciali sono
strapieni basta visitarli di domenica, è più facile trovare un parcheggio libero a Catania per la festa di Sant’Agata che nei centri commerciali, tutto esaurito in ogni ordine di
posto. Tutti rigorosamente in fila alla cassa per l’acquisto della settimana con buste e bustine di ogni marca, eppure la crisi c’è. Sembra una barzelletta ma è la cruda
realtà che ci circonda. D’altronde il popolo italiano è questo: “lamentati per stare bene” o meglio “Tu ti lamenti sempri ti lamenti” risuona un classico ritornello di una
canzone tradizionale, quando, in realtà basta indirizzare lo sguardo un po’ più a sud di Lampedusa per rendersi conto che la crisi è altrove non da noi. Comunque auguriamoci
una buona vacanza estiva che a settembre si rientra a lavoro.
DANILOMASCALI
LA SICILIA DEL 06 AGOSTO 2013
ASFALTATE VIA MATTEOTTI
Fra le arterie principali di Linguaglossa, la via Matteotti è una delle vie principali del paese, più trafficate degli ultimi anni, sia per le numerose abitazioni e/o condomini presenti lungo la via stessa; sia perché rappresenta una via di “fuga” esterna per ovviare al traffico cittadino, spesso, infatti, è percorsa quale alternativa principale alla trafficata via Roma di Linguaglossa; sia perché congiunge la strada per Fornazzo, Milo e Zafferana con Linguaglossa; sia per le strutture ricettive alberghiere e di agriturismo presenti nella zona; sia perché il Venerdì subisce un ulteriore transito di mezzi dovuto alla giornata settimanale del “mercato” di Piazza S. Rocco, e non ultimo per importanza, via che collega la parte sud del paese con il vecchio ospedale “S. Rocco”, ivi ventiquattrore su ventiquattro risiede la postazione del 118. Una via “importante” e allo stesso tempo soggetta ad usura visto l’ingente traffico di auto, di autoarticolati e di pullman, oggi ahimè si presenta così (vedi foto) sembra un percorso di guerra, caratterizzato da buche, anzi da crateri, manto deformato e difforme dalle normali caratteristiche stradali. Non oso immaginare i contraccolpi subiti dai vari passanti di turno, dai turisti e cosa più importante dai malcapitati infortunati a bordo di ABZ 118 che in codice giallo o rosso da Linguaglossa, subiscono contraccolpi dedotti dal manto stradale deformato per le elevate velocità dettate dalla gravità del codice stesso, per raggiungere il più vicino Presidio Ospedaliero della zona! Credo sia giunto il momento, da chi di dovere, di provvedere alla rimozione dei cocci di manto stradale che restano della via Giacomo Matteotti, ormai bombardata giornalmente sia dai pneumatici sia dalla pioggia e provvedere ad un’immediata ricomposizione e/o asfaltatura del manto stradale. A voi larga sentenza!
DANILO MASCALI
LA SICILIA DEL 28 SETTEMBRE 2013
BATTAGLIONE LAVAVETRI
Tornano più agguerriti di prima i lavavetri a Catania, li troviamo ad ogni crocevia principale della città sotto l’ombra di ogni semaforo, organizzati come vere e proprie squadre da lavoro. L’impatto è tempestivo, ad ogni rosso di semaforo, spuntano come frecce armati di bottiglietta di acqua e sapone nella mano sinistra e lavavetro (spesso usurato) nella mano destra, catapultandosi come guerrieri, su ogni macchina lavando un vetro anche se pulito, malgrado tu non ne abbia fatto alcuna richiesta. Spesso rischi, nella celerità del servizio, di subire danni alla carrozzeria senza che tu te ne accorga. Sono organizzati con classici schemi, quasi calcistici: quattro all’inizio dello stop, quattro al centro e due in fondo sfruttando gli ultimi malcapitati della fila, corrono fra le molteplici file di macchine che s’incolonnano regolarmente ogni tre minuti ai semafori principali di Catania; come ad esempio il primo semaforo di via Vincenzo Giuffrida, primo stop all’entrata della città. Tuo malgrado, sei costretto a “pagare” un servizio non voluto (un euro), nonostante il tuo dissenso al servizio offerto dai lavavetri. In città le lamentele insorgono ad ogni incrocio principale, le sanzioni dei vigili non hanno dato esito, giacché i lavavetri ritornano puntualmente sul posto di lavoro l’indomani. Un fenomeno spesso sottovalutato, ma quanto guadagna un lavavetro al giorno? Facciamo un piccolo conteggio: se riescono a pulire un parabrezza di macchina ogni tre minuti di stop, significa che hanno guadagnato un euro ogni tre minuti, considerando le pause per il segnale verde del semaforo, sono un euro ogni cinque minuti circa, esente da tasse e soprattutto contanti alla mano, sono circa dodici euro l’ora, consideriamo che due giri di stop non fruttino niente sono dieci euro l’ora. Se un lavavetro facesse otto ore di lavoro al giorno, avrebbe un utile di ottanta euro al giorno: e io pago le tasse? Che sia estirpato il servizio dei lavavetri dalla città, punto di partenza per darne una visione adeguata, come merita.
DANILOMASCALI
LA SICILIA DEL 13.10.2013
EMIGREREMO ANCHE NOI
Licenziati, disoccupati e/o esodati, il popolo italiano dei disperati, degli affamati di lavoro, chiede aiuto, tutti chiedono uno spiraglio di salvezza allo stato, una via maestra da ritrovare e da percorrere con assiduità, per uscire dal tetro tunnel della disoccupazione. La crisi è questa non altro, la mancanza dell’utile economico, del guadagno, del lavoro. Attraversiamo il peggiore momento della vita sociale italiana, evidenziato da quel quaranta per cento d’instabilità, di precarietà, d’inoccupazione, che vincola drammaticamente, la vita di molteplici famiglie italiane. Fino a qualche mese fa, il problema principale, era il caro costo della vita, le famiglie che non arrivavano alla fine del mese, i pochi soldi delle buste paghe, il sottocosto delle giornate lavorative, spesso a nero, per accumulare un piccolo gruzzoletto di euro e tirare a campare. Oggi, ahimè, oltre alle tasse e all’aumento dell’I.V.A., il problema si è aggravato e la voce disperata del povero italiano s’innalza, con grave preoccupazione, in ogni regione dello stivale. Lavoro zero o poco meno sia a nord sia a sud. Si chiude bottega, perché non c’è un utile economico minimo, per sopravvivere fiscalmente ai costi della burocrazia e andare avanti. Si cerca una soluzione al governo? Litania vana che si ripete nel tempo. La proposta dei tagli alla spesa pubblica? Utopia allo stato puro, o crediamo ancora alle favole dei deputati! Mah! L’unica certezza, acre come “a lumia”, è che il tempo passa e la situazione peggiora, non si trova più via d’uscita, quasi che l’Italia economica fosse colpita da un male incurabile. Forse è il tempo di fare la valigia e lasciare tristemente la nostra terra, la nostra tradizione, le origini, per tentare di trovare fortuna altrove, all’estero. Emigrare lasciando tutto come quei clandestini disperati che lasciano il nord Africa aggrappati ad un barcone, cercando fortuna e/o speranza, attraversando il canale di Sicilia!
DANILO MASCALI
LA SICILIA DEL 10 OTTOBRE 2013
La Sicilia del 27 gennaio 2016
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